La cripta di San Frumenzio ha una storia molto bella fatta di preghiera e di accoglienza.
Se, infatti, nei primi anni il suo utilizzo è stato quello "canonico" di luogo di culto e preghiera, nel tempo (ed in attesa dell'inaugurazione della Casa della Carità) spesso è stata utilizzata quale luogo di ospitalità a fronte dell'esigenza di venire incontro a situazioni di particolare disagio e criticità.
Tanti parrocchiani ricorderanno le Messe celebrate non tra i profumi sacri dell'incenso, bensì di soffritti particolarmente speziati che emanavano dalla cucina di emergenza allestita per persone - spesso provenienti dall'Africa e dall'Asia - che venivano accolte per periodi più o meno lunghi nei locali sottostanti la nostra chiesa.
Con l'inaugurazione della Casa della Carità questa esigenza è man mano venuta meno, grazie alla disponibilità di locali realizzati appositamente per accogliere le diverse tipologie di persone e nuclei familiari in difficoltà.
La cripta, a questo punto, chiedeva di essere restituita alla sua funzione "canonica".
Un gruppo di volontari della parrocchia, insieme a don Daniele e Fr. Michel Marie, hanno cominciato a ragionare sulla modalità di realizzare questa rinascita della cripta.
Le esperienze spirituali maturate nel tempo, hanno suggerito di creare un luogo che favorisse il raccoglimento e la preghiera personale e di piccoli gruppi.
Avendo concordato su questo aspetto fondamentale, ognuno ha dato il suo apporto per la realizzazione della nuova cripta dando vita ad un'esperienza esaltante di condivisione e lavoro comune.
La nuova cripta, ispirata - per alcuni aspetti - alla chiesa di Taizè è venuta via via alla luce grazie all'apporto volontario di tante persone che hanno messo al servizio della comunità parrocchiale la loro preparazione, le loro capacità organizzative e pratiche, la loro disponibilità di tempo e pensiero; il tutto sotto la guida illuminata di don Daniele.
Ci sono alcuni aspetti che caratterizzano in maniera particolare la nuova cripta quali, ad esempio, l'altare realizzato con 12 pietre in tufo che rappresentano le tribù di Israele e gli apostoli quindi le basi della nostra storia prima e dopo Cristo. Accanto due anfore in cotto ci ricordano che solo Gesù ci offre l'acqua che disseta per sempre.
I drappi, sopra l'altare ricordano una tenda, elemento biblico di grande richiamo e si chiudono, alle spalle dell'altare, dove, al centro, è collocato il crocifisso.
Intorno all'altare, sul quale è posta la Bibbia, tanti piccoli incavi ospitano candele che creano un ambiente di raccoglimento.
Le 13 sedute, invece, ricordano - in una rivisitazione moderna - i cori delle abbazie delle comunità monastiche, luoghi di preghiera comune nello scandire del salterio quotidiano ma anche, e qui le luci ad accensione singola risultano particolarmente adatte, luoghi di preghiera individuale, nel silenzio e nel raccoglimento.
Il pavimento è stato ricoperto con un tappeto di cocco color sabbia a ricordare l'esperienza del deserto così importante nel cammino della fede per riscoprire se stessi alla luce della parola di Dio. Sul tappeto, a ricordo della sacralità del luogo, si accede senza scarpe e, a seconda delle preferenze personali, si possono utilizzare - per pregare, leggere la Parola, meditare,... - sgabelli, inginocchiatoi, cuscini e tappetini.
Infine la nostra madonnina in cotto, opera
di una Piccola Sorella di Charles de Foucault, offre - sorridendo - il piccolo Gesù a tutti noi, ripetendo quel "sì" che ci ha donato il Cristo redentore.
Il 14 gennaio 2018, don Angelo De Donatis, Vescovo Vicario di Roma, ha benedetto l'altare della nuova cripta consacrandola nuovamente al culto.
Benediciamo il Signore questo nuovo grande dono che ha dato alla nostra comunità.