PARROCCHIA UN PO' DI STORIA DON CARLO
DON CARLO GRAZIANI
"Fate tutte le cose assieme…"
  • Il 21 luglio 1925 nasce ad Amalfi
  • Il 23 marzo 1948 viene ordinato sacerdote a Roma
  • Dal 1948 al 1951 è assistente al Seminario Romano Minore
  • Dal 1951 al 1958 è viceparroco di SS. Fabiano e Venanzio
  • Dal 1958 al 1967 è parroco di SS. Fabiano e Venanzio
  • Dal 1967 al 1976 è rettore del Seminario Romano Minore
  • Dal 1976 al 1980 è parroco di S. Frumenzio
  • Il 29 agosto 1980 muore nella nostra parrocchia
Dopo ogni morte, soprattutto dopo la morte di un parroco, è facile, nelle ricorrenze fisse, scivolare nel ritratto celebrativo, frutto, anche, di un giusto sentimento di riconoscenza e di gratitudine.
In questa pagina abbiamo cercato non tanto di tratteggiare le tappe di una personalità ricca, come quella di Don Carlo, e ricordare le sue esperienze e realizzazioni. Queste sono già parte di ognuno di noi che ne serbiamo la dolcezza del ricordo. Abbiamo cercato soltanto di far risplendere la luce arrivata a noi nel periodo più intenso della suo vita che va dalla scoperta della suo malattia all'incontro con "sorella morte". Nel giorno dell'Assunzione di Maria al cielo, anniversario del suo ingresso in parrocchia ha voluto con coscienza piena ricevere il sacramento degli infermi e lo ha voluto ricevere durante la Messa "con i suoi" tenendo in mano la candela accesa, simbolo della fede. In quel momento abbiamo avvertito - senza dubbio - un senso di sbigottimento, non però di sorpresa e di meraviglia.
Alla "chiamata di Dio" Don Carlo, sempre aveva risposto con quella medesima chiarezza e semplicità. Altre volte Dio - attraverso uomini e situazioni - lo aveva posto di fronte a delle scelte che avevano segnato profondamente la sua vita e che gli avevano chiesto di "morire a se stesso". Egli sempre aveva risposto: "Ecco io vengo a fare la tua volontà". E quel "si" l'aveva pronunciato con coraggio e con gioia e l'aveva sempre ripetuto assieme a coloro che il Signore gli aveva messo vicino come compagni di viaggio.

Il Don Carlo degli ultimi mesi era - dunque - il Don Carlo di sempre. "Quattro anni fa mi sono presentato a voi nel pieno delle mie forze; ora vengo a voi con questo mio corpo debilitato dalla malattia. Ma l'impegno rimane lo stesso. Aiutiamoci a fare insieme la volontà del Signore".
In queste parole pronunciate durante la sua ultima Messa celebrata nella sua chiesa "con i suoi" è racchiuso il segreto, la sorgente di quella luce che ci ha donato negli ultimi mesi della suo malattia. "Il seme cresce bene" - ebbe a dire un giorno - "nel terreno per lui preparato dal Signore".
Signore,
Tu lo sai quanto Don Carlo era importante per tanti di noi, laici e preti, uomini e donne di questi tempi difficili. E' stato un segno di Te posto sul nostro cammino.

Io posso dire ciò che significava per me: un amicizia sicura, radicata in Te, che nessuna divergenza, e ce ne sono state, riuscì mai ad incrinare; un consiglio saggio, opportunamente carico di buon senso e di umorismo. che velava pudicamente la Tua presenza in lui, ma rivelava sempre il suo rifiuto di sostituirsi a Te; un invito sereno a guardare le cose a distanza senza mai, però, scaricarsene rifiutando la responsabilità di portarne il peso con Te e con i fratelli, anzi, con Te presente e nascosto nei fratelli; un esempio di libertà in mezzo a tanti servi e di fronte a tanti ribelli, che unificava in sintesi sempre rinnovata, e mai facile, l'obbedienza e l'iniziativa, il rispetto delle coscienze e l'accoglienza delle leggi intime e crocifiggenti della vera comunione ecclesiale.
Questo, e tante altre cose tu ce le hai date, in Don Carlo, e tu ce le hai tolte.
E' difficile, ma è ciò che ci ha insegnato a vivere:
"Sia benedetto il tuo Nome"

E' stato l'uomo più prete che mi è stato concesso di incontrare, ma anche il prete più uomo che ha arricchito la mia vita. Pregava senza torcere il collo, lottava senza suonare la tromba. Obbediva senza adulare nessuno. Viveva con Dio senza dimenticare gli uomini e le donne che incontrava. Scherzava senza perdere il senso della serietà della vita.
Ha pianto, anche, senza mai dimenticare che viviamo nella gioia di essere una cosa sola con te.
E' morto, Signore, sicuro di vivere in Te. Vive anche in noi. suoi figli e fratelli.
Dacci, Signore. la grazia di camminare come lui ha camminato: saremo più vicini a Te.
Grazie, in ogni modo, per avercelo dato.
Fa che la suo perdita non significhi impoverimento per la nostra vita.
Concedigli di rimanerci accanto: [se non lo fai, dovrai provvedere a sostituirlo e il tuo da fare crescerà a dismisura].
Nella misteriosa realtà della tua vita sappiamo che è accanto e noi.
Dacci di essere fedeli, rischiosamente, a questa presenza tua e sua.
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