PARROCCHIA UN PO' DI STORIA I PRINCIPI ISPIRATORI DELLA CASA DI ACCOGLIENZA
I PRINCIPI ISPIRATORI DELLA CASA DI ACCOGLIENZA
Principi inspiratori della casa di accoglienza della parrocchia san Frumenzio
1.
Il principio ispiratore è uno: il vangelo. Consapevoli della presenza in mezzo a noi del Signore Risorto, ci sentiamo e siamo realmente la sua Chiesa, il suo corpo, il suo popolo, il suo sacramento in mezzo agli uomini. Siamo comunità parrocchiale di san Frumenzio nell’unica grande Chiesa, uniti al nostro vescovo il papa Francesco e a tutti i cristiani. La casa di accoglienza è espressione della nostra comunità parrocchiale. Essa non fa unità a sé: ma fa unità nella comunità ecclesiale parrocchiale.
2.
"La Chiesa esiste per evangelizzare" (Evangelii nuntiandi di Paolo VI), cioè per collaborare con il Risorto alla trasformazione del mondo nel regno di Dio. Ci sentiamo chiamati da Lui al servizio dell’unione degli uomini con Dio e dell’unità del genere umano (Lumen Gentium 1), attraverso sia l’annuncio esplicito del Vangelo sia l’azione concreta nel territorio. Il nostro stile è il dialogo e la collaborazione con tutti: agiamo come fermento nella massa. Per questo abbiamo sentito il desiderio di realizzare una casa di accoglienza: in ognuno dei suoi spazi la comunità parrocchiale accoglie e si mette al servizio, prestando particolare attenzione a chi vive difficoltà economiche, alloggiative, psicologiche, soprattutto di solitudine. Attraverso le iniziative della casa di accoglienza la comunità cristiana interagisce con le persone del territorio: accoglie i poveri e i senza tetto, ascolta e aiuta le persone e le famiglie in difficoltà, incontra i giovani del quartiere e propone loro momenti comuni, sostiene e valorizza gli anziani e i disabili, ecc. Con le parole e con le opere annuncia il vangelo. Di conseguenza la casa è uno spazio creativo e in movimento: offre spazio a tutti, dà espressione alle idee di tutti, muta a seconda delle esigenze e delle emergenze.
3.
Il bene primario da custodire è la comunione ecclesiale. Se ci separiamo dal Signore e dai fratelli, rischiamo di perdere l’essenziale, secondo la parola di Gesù, e di rendere inefficace il nostro servizio evangelizzatore. Per noi la regola fondamentale del discernere e dell’agire è: "fate ogni cosa assieme" (dal testamento spirituale di don Carlo Graziani). Meglio poco fatto insieme che tanto fatto da uno solo. Questo significa che le decisioni fondamentali vanno prese insieme; ogni singolo responsabile o coordinatore, presbitero compreso, è al servizio di un progetto che non è il suo ma del Signore e della comunità ecclesiale. Per questo tale progetto è oggetto di un discernimento comunitario: tanto più siamo tutti convinti che qualcosa viene dal Signore, tanto più sentiamo il desiderio di portarla avanti.
4.
Custodire la comunione non significa accentrare o peggio soffocare l’iniziativa dei singoli o dei gruppi, che va invece favorita. Nella comunità ecclesiale ci sono vari ministeri, carismi, doni dello Spirito, vocazioni: vanno accolti e riconosciuti, messi in grado di agire componendo la molteplicità nella comunione. Per questo è molto importante che chi ha ruoli di coordinamento e responsabilità, in modo particolare i presbiteri, siano attenti ad accogliere sempre chi il Signore ci manda: per quanto il desiderio di servizio di un volontario possa essere all’inizio ( e non solo) inspirato da motivazioni non troppo consapevoli o autentiche, è da lì che si parte, per compiere un cammino di maturazione di quel seme che il Signore ha posto. Siamo convinti che tutti possano dare e fare qualcosa: anziani e bambini, disabili fisici e mentali, giovani e adulti... ma non tutti possono fare tutto. Di qui la necessità di valorizzare ciascuno e comporlo in armonia con gli altri..
5.
Facciamo nostri quei quattro grandi principi del diventare popolo, di cui parla Papa Francesco in Evangelii Gaudium (EG 217-237). Sono principi "dinamici": vogliono regolare i processi e i percorsi nel tempo della comunità cristiana, in modo tale che si cresca nel diventare sempre più popolo di Dio, custodendo le diversità nella comunione:
a.
il tempo è superiore allo spazio - "questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati", tenendo la barra dritta sul dove vogliamo andare; la casa di accoglienza non vuole appiattirsi sul presente. "Dare priorità al tempo significa iniziare processi più che possedere spazi, privilegiando azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti". "l’evangelizzazione richiede di tener presente l’orizzonte, di adottare i processi possibili e la strada lunga"
b.
l’unità prevale sul conflitto: sappiamo che il conflitto delle differenze non può essere ignorato o dissimulato, ma solo accettato e risolto trasformandolo in un nuovo processo. "Non si tratta di puntare al sincretismo o all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto." "L’unità dello Spirito armonizza tutte le diversità, superando il conflitto in una nuova promettente sintesi". Chiediamo al Signore di aiutarci a vivere processi di riconciliazione, diversità riconciliate e feconde
c.
la realtà è più importante dell’idea: dobbiamo evitare che la realtà e l’idea si separino... farci provocare ed interpellare dalla realtà, evitando ogni approccio ideologico (come quando diamo risposte a domande che nessuno fa). "Ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento". Per questo siamo chiamati a metterci in ascolto di quella Parola di Dio che ci parla attraverso la realtà e siamo chiamati a incarnare nella realtà la Parola di Dio ascoltata la domenica. E’ importante ricordare che non è in nostro potere realizzare tutte le nostre idee, ma solo quelle che, ispirate dal Signore e condivise con gli altri, si possono realisticamente realizzare
d.
il tutto è superiore alla parte:: se siamo chiamati a servire la realtà locale (il nostro quartiere, la nostra città), non dobbiamo perdere di vista la priorità della dimensione più ampia e globale del regno di Dio. "Si lavora nel piccolo, con ciò che è vicino, però con una prospettiva più ampia". Ad esempio: non vogliamo isolare la nostra parrocchia dal contesto più ampio della diocesi. Non vogliamo appiattirci nel tempo presente e nell’ambito locale (si rischiano progetti mediocri e senza respiro), ma tenere fermo "il criterio di totalità che è intrinseco al Vangelo: non cessa di essere buona notizia finché non è annunziato a tutti, finché non feconda e risana tutte le dimensioni dell’uomo, e finché non unisce tutti gli uomini nella mensa del regno"
Linee operative della casa di accoglienza della parrocchia san Frumenzio
Queste linee operative, pur non essendo nella forma un regolamento vero e proprio, rappresentano un testo normativo approvato da tutte le realtà della casa della carità e vincolante per tutti
  • Vivere insieme, pregare insieme, riflettere insieme, confrontarci tra di noi, sono tutte cose indispensabili, necessarie. Proprio in forza di questo obiettivo, momenti lungo l’anno in cui la comunità si riunisce insieme hanno la priorità su tutti gli altri momenti specifici delle singole realtà. Perderli è perdere il respiro comunitario, perdere il "polso", il battito del cuore.
  • Il luogo dove si affrontano i problemi e si prendono le decisioni è il Coordinamento della casa di accoglienza: di esso fanno parte uno o due rappresentanti di ogni realtà della parrocchia che svolge attività nell’ambito caritativo. Il coordinamento non è solo il luogo in cui si viene informati delle iniziative dei singoli settori, ma è lo spazio delle linee operative fondamentali, delle decisioni importanti, dello scambio a 360 gradi . Esso serve a favorire un’azione coordinata e condivisa di tutte le realtà nel territorio.
  • Per favorire il consolidarsi di una dinamica veramente comunitaria è necessario intensificare quelle occasioni che mettono in relazione le parti tra di loro: conoscenza verso collaborazione verso scambio verso stile di vita comune. Bisogna evitare ogni separazione tra le "tre case" della parrocchia (Liturgia, Parola e Carità) e promuovere il sorgere di vocazioni al volontariato tra chi partecipa all’eucarestia domenicale e ai cammini di fede dei vari gruppi. Si cercherà anche di favorire l’accoglienza e la rotazione tra volontari.
  • L’azione coordinata sul territorio (quartiere in primis) deve avvenire nella logica della evangelizzazione: questo significa che ci si presenta insieme per quello che si è, cioè come comunità cristiana, parrocchia san Frumenzio; quando ci si presenta come realtà specifiche, lo si fa concordandolo con gli altri. Le linee di fondo dell’azione evangelizzatrice della parrocchia sono discusse e stabilite nel consiglio pastorale; il coordinamento della casa di accoglienza è una commissione del consiglio pastorale (commissione carità o commissione chiesa-territorio). Televita è un’associazione nata dalla comunità parrocchiale, presente in essa con una sua autonomia, e attiva a livello di quartiere, cittadino e nazionale. Televita accetta di concordare insieme con la parrocchia (concretamente: al tavolo del coordinamento della casa di accoglienza) le linee operative e le iniziative che si fanno nel quartiere e ovviamente quelle che si fanno nella casa di accoglienza. Informa il coordinamento degli altri progetti a livello cittadino e nazionale.
  • Vogliamo essere soggetti protagonisti nel nostro territorio, superando la tentazione dello "stare a guardare". Essere presenti, uscire e far entrare, dialogare con tutti, partecipare e promuovere tavoli di confronto con istituzioni, associazioni, gruppi... periodicamente rileviamo le risorse e le problematiche del territorio. Collaboriamo con altre parrocchie (specie della prefettura), centri di ascolto, osservatori, tavoli sociali.
  • Viviamo lo stile dell’accoglienza e della gratuità: l’accoglienza (togliersi i sandali di fronte alla terra sacra dell’altro) va declinata in ogni situazione, iniziativa, servizio… Per questo ci richiamiamo continuamente gli uni gli altri a vivere concretamente questo stile, che si deve vedere nei volti, negli sguardi, nei gesti e nelle parole. La gratuità va intesa sia come atteggiamento (una certa scioltezza nel dare senza pretendere o semplicemente sperare il contraccambio) sia nella concretezza di due significati: (i) gratuità del servizio offerto dai volontari che operano nella casa di accoglienza e (ii) gratuità percepita dal destinatario, che non è tenuto a dare niente per la sua partecipazione alle iniziative della casa della carità... In questa maniera siamo convinti che si servirà molto di più una cultura del volontariato, del gusto del dare e del "darsi". In questa stessa logica, per quanto possibile, non vogliamo stipulare convenzioni di tipo economico con le istituzioni. Quanto viene offerto a san Frumenzio esprime la gratuità di una comunità cristiana. L’asilo Tanaliberamondo è un asilo Caritas, gestito dalla cooperativa RomaSolidarietà, con la quale la parrocchia ha stipulato una convenzione e un comodato d’uso. Di fatto, è un asilo parrocchiale gestito da persone della comunità cristiana, con dei dipendenti (insegnanti e cuoca) della cooperativa. L’accordo con la Caritas diocesana è dovuto a motivi di ordine gestionale.
  • Partecipazione responsabile ai beni comuni – chi utilizza spazi e beni della casa di accoglienza è chiamato a sentirsi responsabile, perché non c’è niente nella casa che non sia stato donato o che non sia il frutto di un comune sforzo economico. Lì dove c’è necessità, verranno precisate norme per l’utilizzo dei beni comuni. Cercheremo sempre di superare la logica della distinzione "noi volontari"- "voi utenti" nella casa di accoglienza, proprio in nome di un principio di corresponsabilità: ogni volontario è utente del servizio di qualcuno, ogni utente può esercitare un servizio volontario verso qualcun altro…
  • La formazione dei volontari: comprendiamo la necessità che il servizio sia sostenuto da un cammino di crescita, soprattutto spirituale ed umana. Per questo invitiamo tutti i volontari a partecipare all’eucarestia domenicale, ai cammini e agli appuntamenti della comunità. Ci preoccupiamo inoltre che ognuno abbia la possibilità di una formazione specifica abilitante al servizio che si svolge nella casa di accoglienza. Questa formazione, unita al necessario accompagnamento da parte dei responsabili, dei volontari più esperti, e di persone adeguatamente qualificate, servirà a sostenere il volontario e a prevenire le possibili forme di disagio. E’ importante poi che ci siano più volte l’anno momenti formativi che radunino insieme tutti i volontari della comunità cristiana
  • Lo stile della leadership, sia nel ruolo del coordinatore che in quello del responsabile vero e proprio, consisterò soprattutto nel far circolare idee, motivazioni e sensibilità, nel far crescere uno stile condiviso, di respirare un clima positivo e costruttivo. Dietro ogni realtà della casa di accoglienza c’è una equipe: si tratta di "farla funzionare" nello stile della condivisione di scelte e delle azioni (non solo a posteriori). Quando necessario, il responsabile saprà assumere le decisioni opportune, a nome di tutti e interpretando il comune sentire; il coordinatore della casa di accoglienza si preoccuperà di armonizzare le esigenze di ogni realtà, predisponendo l’uso degli spazi e le attività secondo il calendario comune e decidendo quanto a richieste di terzi (di qui la necessità che le varie realtà lo informino in tempo delle esigenze); il parroco rimane l’ultimo responsabile di ogni iniziativa che si svolga all’interno delle tre case di san Frumenzio e di tutte le altre che la parrocchia realizza all’esterno. Ci sembra "sano" prevedere ogni tre anni un cambio delle persone che hanno ruoli di responsabilità e di coordinamento delle varie realtà, tenuto conto delle specifiche necessità di ogni singolo servizio, e facendo attenzione a non realizzare tutti i cambi nello stesso momento
 
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