"Quando ci è arrivata la notizia della Sua indisposizione e quindi della Sua impossibilità di venire qui tra noi siamo rimasti costernati ... il nostro pensiero è andato al Suo viaggio nel Sahel (terra d'Africa) ... Ci ha però anche permesso di riflettere, di andare a rivedere le Sue parole e a sentire anche il Suo appello: il Suo appello all'umanità dei Paesi occidentali nei confronti di coloro che hanno bisogno.
Santità, noi abbiamo di nuovo esposto lo striscione "benvenuto". Forse è la prima parrocchia che si prepara due volte a darLe il benvenuto... e L'abbiamo accolta qui, in questo piazzale dove noi benediciamo i rami di ulivo nella domenica delle Palme e ci diciamo "come a Gerusalemme gli abitanti hanno accolto il Cristo, così noi vogliamo essere disponibili ad accogliere i nostri fratelli".
... Alle Sue spalle avrà visto un "murales". I nostri giovani lo hanno disegnato nella Pasqua del 1987. C'è scritto "ha scatenato la speranza". Cristo il Risorto ci ha dato la gioia ci ha dato la speranza, quella gioia e quella speranza che noi abbiamo dentro e che vogliamo testimoniare agli uomini del nostro tempo."
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"In nome della giustizia, il Vescovo di Roma, il Successore di Pietro, supplica i suoi fratelli e sorelle nell'umanitè di non disprezzare gli affamati della terre d'Africa, di non negare loro il diritto universale alla dignità umana e alla sicurezza della vita…
Come giudicherebbe la storia una generazione che avendo tutti i mezzi per nutrire la popolazione della terra rifiutasse di farlo con indifferenza fratricida?
In quale pace potrebbero sperare dei popoli che non mettessero in pratica il dovere della solidarietà?
Quale deserto sarebbe un mondo nel quale la miseria non incontrasse l'amore che ci dà la vita?…
Bisogna che il mondo sappia che l'Africa conosce una profonda povertà.
Le risorse disponibili sono in diminuzione, la terra diventa sterile su superfici immense, la malnutrizione è cronica per decine di milioni di esseri umani, la morte colpisce troppi bambini.
E' possibile che una tale indigenza non sia sentita come una ferita nel fianco di tutta l'umanità?…"
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Davanti ai mali del mondo non basta ripetere parole: bisogna formare un uomo nuovo con una coscienza nuova.
"... Santità, vorremmo domandarLe: come far risuonare anche nel nostro contesto, così sordo perchè troppo ricco e agiato, la Parola che libera, la Speranza che si fa vita e smuove le montagne, che fa crollare gli idoli dai piedi d'argilla?
Quale Impegno, quindi, nella nostra città, nel nostro territorio, per noi cristiani di Roma alle soglie del terzo millennio?"
Risposta del Papa: "...Io penso che si deve intensificare la nostra consapevolezza della ineguaglianza, della ingiustizia che esiste in noi. Si deve intensificare, perché è molto facile semplicemente "passare" come nella parabola del buon samaritano: uno ha visto ed è passato oltre, l'altro ha visto ed è passato oltre, ma il terzo si è fermato. Il problema è fermarsi davanti a questa realtà, e questo è il primo frutto. Io mi rendo conto che questi appelli si ripetono.
Specialmente il mondo ricco è abituato a dire: "Il Papa parla, il Papa parla, lasciamo passare lasciamo passare".
Bisogna fermarsi!
Bisogna cominciare a riflettere personalmente, poi nei gruppi, per cercare le soluzioni forse piccole, parziali, ma, finalmente, dalle soluzioni piccole, parziali, arriveremo forse ad una soluzione globale. I mali del mondo sono tanti, questo è un male specifico, in un certo senso esemplare. Ma i mali del mondo sono molti, noi non possiamo lasciare passare, dobbiamo fermarci e riflettere, cercare, trovare, anche pregare.
Penso che noi in questo mondo ricco dobbiamo pregare con tanta insistenza il Signore Gesù, suo Padre, lo Spirito Santo, affinché ci faccia capire, affinché ci faccia soffrire per queste situazioni, per questa ingiustizia che è il mondo. Non basta ripetere le parole, bisogna formare un altro uomo, un'altra consapevolezza umana in questi ambienti. |